IDENTIKIT Andria Santarelli
16 feb 2016Opere di Andria Santarelli
LA POESIA, LA LUCE E L’OMBRA NELLE DIGITOGRAPHIE DI ANDRIA SANTARELLI
Intervista a cura di Dores Sacquegna
D.S. Nelle tue opere fotografiche è sempre presente una forte referenzialità ad un contenuto filosofico, religioso, mitologico e poetico…penso ai paesaggi della serie “Escrit sur le ciel” o alle rappresentazioni mitologiche e pop della serie “ Da Pègase at Batman” o ancora alle poesie che compongono la serie di “Ills furent le contemporains…”, puoi illustrarci quali sono i tuoi referenti filosofici e da cosa nasce questa ricerca?
A.S. Non mi considero una fotografa ma una artista visuale. Nell’opera “Escrit sur le ciel” trasmetto un messaggio spirituale e panteista, il colore con il testo si congiungono e si collegano come un poema dove il colore rappresenta il cielo, l’infinito e l’universalità. Nella serie “ Da Pègase at Batman” estraggo delle figue religiose o mitologiche dal loro contesto pittorico per rappresentare la dimensione sacra che è in ognuno di noi. Mentre nella serie “Ills furent le contemporains…”, cito poeti, scrittori, pittori facendo rivivere lo spiriro di un’epoca ma anche della cultura europea con i ritratti di Bonaparte, Rimbaud, Picasso etc. La filosofia per me è nella natura umana e non ho referenti precisi.. semplicemente mi ispiro.
D.S. Le opere realizzate per la serie “Mostra”, inseguono il concetto duchampiano dell’“Object troivée", ossia l’idea di spostare gli oggetti (in questo caso opere d’arte bidimensionali realizzate da altri autori) dalla loro logica d'uso abituale, quotidiana, trasferendoli in un contesto diverso, dove interagiscono con ombre di visitatori intenti a guardare le opere in mostra. Quale è il significato di questa ricerca e cosa pensi dell’arte digitale in campo artistico?
A.S. Questa serie - realizzata con l’autorizzazione da parte di amici e artisti – è una messa in scena dove le ombre dei visitatori lasciano intravedere l’opera visibile, quindi gioco tra luce ed ombra, tra reale e immaginario. L’arte digitale mi permette di creare questi montaggi e di sperimentare nuovi linguaggi, di ritornare alla figurazione del paesaggio che non ho mai trattato in pittura.
D.S. A Caspar David Friedrich, uno dei più importanti artisti tedeschi del paesaggio simbolico, hai dedicato una serie di paesaggi bellissimi che ritraggono l’alba, il tramonto, la tempesta, le montagne. In questi tableau le figure di uomini, donne e bambini, sembrano perdersi nel romanticismo della scena, nel paesaggio naturale e nella luce che li domina. La qualità più evidente nel tuo lavoro è il colore che si stempera nella luce, nell’ombra e che resta in bilico tra realtà e metafisica. Quali altri mondi della fotografia ti piacerebbe esplorare?
A.S. Riguardo questa serie chiamata “à la maniere de Caspar Friederich” mi piace inserire immagini di personaggi visti di schiena che osservano il paesaggio, piccoli nell’immensità che li circonda. È una dimensione metafisica, un sentimento romantico della natura che emerge da queste immagini unito anche alle considerazioni del nostro tempo circa la preservazione della natura, il riscaldamento climatico e l’inquinamento. Mi piace il ritratto per la multiplicità dei visi e delle espressioni, del cambiamento nel tempo e ciò che rivela l’anima.. è un soggetto che fa sempre più parte del mio percorso.
D.S. Le tue opere sono realizzate su supporti differenti come la tela, la carta, l’alluminio e in tiratura limitata. Credi che l’artista di oggi debba pensare di più al soggetto o al supporto o entrambi?
A.S. Ho curiosità di tutti i materiali e le tecniche e mi riservo la facoltà di gestire le tirature a secondo del materiale e del soggetto. Sicuramente è più importante il soggetto. Il supporto aiuta ad esprimere meglio la concettualità esecutiva dell’artista.
D.S. Se dovessi scegliere delle opere fotografiche per una tua mostra personale quale serie ti rappresenta di più?
A.S. Sicuramente sceglierei la serie con i testi “migliaia di pittori, migliaia di colori” composta da una serie di sei opere suddivise nei sei colori dell’arcobaleno e ogni nome di pittore mi rinvia visualmente alla sua creazione con la serie “Ills furent le contemporains…”, o “ mondo dei colori, colori del mondo” un trittico con i nomi dei colori in tutte le lingue o ancora a “à la maniere de Caspar Friederich”.
Andria Santarelli, nasce ad Ajaccio dove vive ed opera. Artista plastica, ha frequentato dal 1956 al 1959 l’Accademia di Belle Arti di Parigi (Francia). Ha partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali e Art Fair a Roma, Monaco, Nizza. Le sue opere sono in private e pubbliche collezioni come: La collezione Liliane Françoise al Centro d’Arte Plastica Royan (Francia); al Museo Masedu di Sassari.
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https://www.youtube.com/watch?v=2FWiQIqyKng
Intervista realizzata in occasione della sua partecipazione in EVERGREEN 3D Project Room, un progetto ideato da Primo Piano LivinGallery