Requiem for the birds, pittura e cotone su tela di iuta, cm 98 x 191, 2018

Requiem for the birds, pittura e cotone su tela di iuta, cm 98 x 191, 2018

                                             Intervista di Dores Sacquegna con l'artista Catherine Bercusson

 

 

ANIMALI ESTINTI NELLE OPERE DI CATHERINE BERCUSSON

D.S - Chi è Catherine Bercusson e da dove nasce il desiderio di fare arte contemporanea?

C.B - Sono cresciuta in una famiglia in cui era normale esprimersi attraverso l’arte, ma al contempo avevo delle aspettative che dovevo seguire per una carriera professionale, per cui ho svolto un tirocinio e ho lavorato come psicologo.  Ho potuto sperimentare appieno la mia passione per l’arte, nel momento in cui sono arrivata in Italia dove ho il mio atelier in Toscana, in una chiesa sconsacrata in un piccolo borgo della regione.  L’ambiente rurale e naturale, mi ha dato l’opportunità e la libertà di esprimermi senza creare conflitto di interessi tra il mio lavoro e la pratica dell’arte. Vivo in Italia nei mesi che vanno da Maggio a Settembre, mentre trascorro i mesi più freddi a Londra, dove pianifico il lavoro e godo delle numerose mostre e opportunità che la città offre.

D.S - Alcune tue opere sono figurative, e nel tempo la curiosità di sperimentare, ti  ha portato ad una evoluzione espressiva e concettuale - penso alle installazioni “Extinct Animals I-II” e “Requiem for the birds”, presenti nella mostra  “Geo-Graphies: Rituali Identitari e Fragili Ecosistemi”- c’è nell’attenzione all’ambiente e al suo ecosistema, qualcosa di tribale, rituale, evocativo…la tua arte vuol cogliere l’immobilismo o il divenire di ciò che rappresenta?

C.B - Queste opere nascono dalla mia reazione alla perdita di altri esseri nel nostro mondo. Come i memoriali di guerra elencano i nomi dei defunti, così, io ho creato un elenco di animali scomparsi che mi è servito a riflettere sulla nostra esistenza comune. La iuta, il colore delle lettere e le immagini, rievocano da una parte il sudario, e dall’altra, qualcosa di vissuto che può essere toccato. Il "Requiem for the Birds" è più concettuale e oltre la bidimensionalità, in quanto le strisce nere cucite sulla iuta, rappresentano le piume degli uccelli e ciò consente allo spettatore di proiettarsi nel corpo dell’opera e sperimentarne una connessione.

D.S - In tutte le tue opere, sento nella rappresentazione il definirsi di un “flusso” o compenetrazione di energia. Quanto influisce l’aspetto psicologico e spirituale nell’approccio all’arte? 

C.B - Direi che questi aspetti sono assolutamente centrali nel mio lavoro. Se un’opera non trasmette energia, riflessione e significato, è improbabile che generi una risposta affettiva negli altri. La comunicazione di un’opera, dipende sia dalla presenza assoluta dell’artista che dalla spontaneità delle sue emozioni e azioni.

D.S - Hai avuto modo di formarti artisticamente con gli artisti sudafricani Claire Gavronsky e Rose Shakinovsky, prima alla scuola Leonardo de Medici a Firenze e successivamente attraverso la partecipazione ai loro seminari. Nel tuo Atelier in Toscana oltre a lavorare sulle tue cose, ti occupi di residenze artistiche. Che rapporto hai con i tuoi discenti?

C.B - A differenza della mia formazione con questi artisti, non prediligo una rapporto collaborativo continuo e formale con i miei discenti.  Le residenze artistiche offrono uno spazio comune, per sviluppare, ciascuno, il proprio lavoro e vivere insieme in comunità.

D.S - Due artisti  - del passato e contemporanei – che possono in qualche modo rappresentarti a livello coloristico, materico e concettuale.

C. B - Dovendo scegliere solo due artisti, potrei relazionarmi con l’arte del Perugino, per quanto riguarda le scelte coloristiche senza ampi contrasti e l’atteggiamento meditativo dell’opera. Tra i contemporanei trovo delle analogie con il lavoro dell’artista britannica Anya Gallaccio, per l’uso dei materiali organici e per la sua sensibilità alla bellezza e alla perdita, anche se le sue opere risultano più effimere rispetto alle mie.

D.S - Progetti futuri?

C.B - Vorrei lavorare sul concetto di connessione e disconnessione fra gli esseri viventi. Ho avuto modo di avere da una vecchia fabbrica in disuso, un grande mulinello per fili di seta che vorrei utilizzare. In zona ci sono alberi di gelso, con cui, in passato i contadini allevavano i bachi da seta per la produzione di fili di seta. L’uso di questo materiale, potrebbe essermi di aiuto per  intrecciare questa storia al mio lavoro.

CATHERINE BERCUSSON è un artista inglese che vive ed opera tra Londra e la Toscana. Dopo la carriera di psicologa, si dedica attivamente alla pratica artistica, producendo opere di pittura e installazioni, con soggetti prevalentemente rivolti all’ambiente e al suo ecosistema. Tra le mostre recenti, la partecipazione all’evento al femminile “Geo-Graphies: Rituali Identitari e fragili ecosistemi”, allestito a Lecce presso la Fondazione Palmieri, mostra, che proseguirà la sua programmazione, finita l’emergenza COVID-19. Selezionata dal comitato scientifico di Primo Piano LivinGallery per la migliore tecnica espressiva, l’artista riceve il Gold Certificate Award per l’opera “ Requiem for the birds”.

https://catherinebercusson.com/

Info mostra: https://primopianospecialprojects.com/

 

Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson
Opere di Catherine Bercusson

Opere di Catherine Bercusson

Torna alla home