Opere di Francesco Arena e Corpicrudi
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Opere di Francesco Arena e Corpicrudi
Opere di Francesco Arena e Corpicrudi
Opere di Francesco Arena e Corpicrudi

Opere di Francesco Arena e Corpicrudi

FRANCESCO ARENA: CIRCULAR BODIES
Intervista a cura di Dores Sacquegna (tratta dal catalogo "B-SIDE Identità Oltre", Primo Piano Edizioni 2005)

 

D.S. Che effetto ti fa portare nuovamente in mostra il Circular Bodies completo?

F.A. È un cerchio che si chiude, un'opera che dopo aver girato molto e aver toccato parecchie situazioni espositive si completa nella sua forma originaria e cioè con l'installazione degli elementi che facevano parte della performance con William Basinski nella giornata della sua anteprima italiana. Una bella emozione!

D.S. Con quale criterio scegli i tuoi personaggi/modelli?

F.A. Sono degli alter ego, forse dei frammenti di me che fanno parte della mia personalità, delle schegge che ricomposte formano sfaccettature del mio carattere e "dell'immagine sentimentale" che voglio cercare. Sono persone molto distanti da me, dei professionisti a volte, oppure fanno parte delle mie frequentazioni, in entrambi i casi deve svilupparsi un feeling sennò il lavoro non è possibile, ci deve essere una complicità che può manifestarsi in modi diversi, ma si deve instaurare. Sono molto spesso alla ricerca di "campionari" di varia umanità, quella che mi passa davanti e che spesso non noto o non cerco neppure di capire, mi affascina invece tentare di descriverla con la macchina fotografica, illustrando il buio, il nero che fa parte di noi.

D.S. Come si sviluppa e con quali parametri scegli i tuoi collaboratori?

F.A. Nel caso di William Basinski e attualmente con Corpicrudi, ma anche nel passato, sono frutto di un naturale processo di coinvolgimento di pensieri e azioni, come se dei poli si attirassero e generassero qualcos'altro, come se degli intenti debbano fondersi per l'urgenza di comunicare un pensiero. Con William è stato il potere della musica, sono rimasto stregato dalle sue note, i suoi toni sonori orchestrali ripetuti in loop struggenti mi hanno subito fatto pensare ad una nuova concezione del corpo e del suo sentire, dovevamo conoscerci e il lavoro nato da quest'incontro è la somma delle nostre due personalità, tanto diverse quanto affini nella nostra "anatomia della malinconia". Con Corpicrudi è stata una simbiosi di linguaggi che hanno fatto emergere da questo nostro conpcept le parti solo esteticamente più "pop" del mio lavoro, la mia ricerca di un'indagine comportamentale che inizia da un'indagine estetica coinvolgendo oltre alla musica i linguaggi mediali della televisione e del video, si è strutturato in episodi e in serie fotografiche molto taglienti e fredde che nascondono per me da questa apparente compostezza dei riscontri drammatici.

D.S. Il tuo ultimo progetto è quello presentato con i Corpicrudi, come e in che modo è nata la vostra collaborazione?

Conoscevo Sergio Frazzingaro di vista, mi ha avvicinato e mi ha chiesto se mi piaceva il titolo ARENA M-EATS CORPIRCUDI, gli ho detto di si, e così sono entrato nel loro mondo, poche parole… e ci siamo accorti di essere vicini alle stesse "visioni".Da qui nascono gli episodi video, le immagini fotografiche la "factory" come ha detto qualcuno, composta da musicisti, performer, dj, tutti con ruoli fondamentali per dar corpo a questo linguaggio che non si ferma ad una sola forma di espressione ma ne ha codificata una nuova fatta dall'equilibrio dei nostri elementi, dalle peculiarità delle nostre caratteristiche personali.

D.S. Progetti futuri?

F.A. Per scaramanzia niente nomi ma sto lavorando oltre al seguito e conclusione del progetto ARENA M_EATS CORPICRUDI  ad un lavoro con un gruppo di musicisti e poeti italiani che giudico straordinari con i quali porterò avanti le contaminazioni di linguaggi, in questo caso introducendo oltre alla musica anche la parola e a due serie fotografiche nuovissime e molto particolari, una molto claustrofobia per ambientazione e soggetti, l'altra più aperta e aulica per scelta di linguaggi, tutte e due composte non solo da immagini ma installazioni oggettuali e ambientali, un modo per tornare ad usare tutti quei linguaggi che mi sono stati cari in questi anni, usandoli insieme, adesso mi sento di poterlo fare e naturalmente…la musica!

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