fotografie di Pina Della Rossa
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FORZA NARRATIVA E USO “PITTORICO” NELLE FOTOGRAFIE  DI PINA DELLA ROSSA
Intervista a cura di Dores Sacquegna

 

D.S. Artista, fotografa e designer. Quale tra queste discipline ti fa esprimere in maniera libera e quale ti dà maggiori soddisfazioni anche in termini di riconoscimenti?
P.D.R. Il mio lavoro è frutto di continua sperimentazione e ricerca di un’arte che concilia qualità e significato. Artista, fotografa e designer…. In realtà nessuna delle tre spicca sull’altra. Concepisco l’arte a tutto tondo, nel complesso dei mezzi attraverso cui può trovare espressione. Esprimersi con una macchina fotografica o un pennello per me non fa differenza. Proprio in tal senso, le mie opere fotografiche costituiscono, mediante una reciproca contaminazione in cui predominano lo studio della luce e del colore, un ideale ritorno alla pittura.
D.S. Durante gli studi accademici hai seguito i corsi di fotografia con Mimmo Jodice, di Graphic Design con Renato Barisani, di pittura con Armando De Stefano e di Carlo Alfano, autori importanti che sicuramente hanno lasciato un segno nella tua carriera di artista. Oggi se dovessi associare la tua ricerca a quella di altri artisti contemporanei (anche del passato) a fianco di quali autori ti collocheresti?
P.D.R. Sicuramente ho avuto dei validi maestri, che mi hanno trasmesso tanto, tuttavia non saprei collocarmi in una precisa corrente artistica. Lascio questo lavoro ai critici. Qualcuno ha visto, nel  superamento della superficie fisica del quadro e nell’inclusione della dimensione spaziale e temporale, un associazione con lo spazialismo di Fontana. Altri, invece, hanno collegato l’entropia delle forme naturali all’opera di Anselm Kiefer. Quel che posso dirvi, è che la mia fotografia, pur fotografando il reale, abbandona il recinto del realismo, dell’oggettivizzazione, della documentazione veritiera del contemporaneo, frugando, invece, nel passato, tra polveri e fantasmi da trasportare nell’attualità.
D.S. Il tuo lavoro fotografico si snoda per cicli tematici, che si intersecano in una reciproca contaminazione.. penso alla serie “ I cantieri” dove si costruisce il nostro habitat del futuro e dall’altro delinea luoghi immaginari…e ancora “Infinito presente” o “ Al di là del buio” dove prevale una narrazione sulla violenza che le donne subiscono. Ci parli di questi cicli e quanto è importante per te il racconto per immagini?
P.D.R. Nel ciclo “I cantieri”, focalizzo l’obiettivo sui materiali poveri, per  riscattarne la dignità; il mio lavoro si sofferma sull’espressione più autentica della fatica dell’uomo, il cantiere, base strutturale e punto di partenza di ogni elevazione umana. Un luogo di costruzione reale e simbolica, punto di interscambio tra sapienza e cultura, che diventa rappresentante di comuni tensioni e aspirazioni. In “Infinito presente”, invece,  viene esplicitata la figura umana, posta in primo piano per rammentare, perentoriamente, la centralità dell’uomo nella costruzione della società. In “Al di la del buio”, prevale un intento narrativo tra simbolismo e natura, in cui emerge la figura della donna, con i limiti e le difficoltà che ancora la condizionano. Nei vari cicli e nelle diverse mostre realizzate, filo conduttore è comunque la primitiva dignità degli elementi. Sono loro a parlare per me, a esprimere, attraverso suggestioni, i miei pensieri e i miei stati d’animo, che poi sono quelli in cui può ritrovarsi l’osservatore. Il mio racconto non si limita a ritrarre il visibile, ma ad evocare l’invisibile. Anche il particolare apparentemente più anonimo assume la valenza di riscatto della materia.

D.S. Nel trittico “Visione simultanea nello spazio dinamico”, predomina il tuo autoritratto, folgorato da una luce che sembra far vibrare l’immagine. Qui si percepisce il richiamo al futurismo e anche allo spazialismo, le avanguardie storiche che traducono in pittura la dimensione del tempo… Se avessi la possibilità di viaggiare in una macchina del tempo, sceglieresti il passato o il futuro?
P.D. R. Sceglierei senz’alcun dubbio il passato. Un passato, però, non fine a se stesso, ma proiettato a capire meglio il presente e destinato a produrre un futuro migliore. Guardare, osservare, capire il vecchio, per ricercare il nuovo, in una continuità tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che diverrà.
D.S. Forza narrativa, scenari, luci, ombre, impronte, polveri, luoghi abbandonati o squarci urbani, attimi fuggenti immortalati da un clic.. per ogni fotogramma, preferisci che sia il tuo occhio a determinare la scena o ti piace costruire una sorta di set immaginifico, lasciando a chi osserva immaginare la narrazione che l’immagine svela nella sua costruzione?
P.D. R. Il  mio occhio determina la scena, solo quando la realtà coincide con i miei intenti. Preferisco raccontare attraverso la messa in scena, lasciando sempre un margine d’immaginazione all’osservatore, con cui si crea un rapporto immediato e simbiotico, suscitando una reazione del suo inconscio, in un mix tra sogno e visione reale, andando oltre la superficie delle cose come le mie stesse foto stanno a simboleggiare.
D.S. Tra gli ultimi progetti c’è la serie “Dopo la Battaglia”, esposta tra le altre nella personale al Pan di Napoli. Qui emerge predominante l’aspetto pittorico, quasi “ informale” nelle tue fotografie. Muri, radici, muffe, rami secchi, ragnatele, crepe, porte chiuse, grovigli.. diventano composizioni cromatiche, dove la casualità crea pattern emozionali, dove ciò che sembra morto si rigenera in un continuo divenire tra morte e rinascita. Credi nella reincarnazione e cosa rappresenta per te il titolo di questa serie?
P.D.R. Le mie opere hanno un elevato contenuto simbolico, ma più che di reincarnazione parlerei di immedesimazione da parte dell’uomo negli elementi del quotidiano, della natura, della vita. Elementi dai quali può trarre messaggi, input, sollecitazioni, nei quali può rivedere se stesso, il suo passato, le sue aspettative. Ritornando alla domanda, dunque, non credo propriamente nella reincarnazione, ma di sicuro nell’esistenza di un rapporto intimo con quanto ci circonda, influenzato inevitabilmente dal rapporto tra la vita e la morte. Nella serie “Dopo la battaglia” arte e biografia confluiscono. Da una parte, infatti, intendo affermare, dopo anni di ricerca, l’importanza di rialzarsi, nonostante i grovigli, i muri, che costituiscono gli ostacoli della vita. Dall’altra, permane, la mia ricerca più propriamente artistica e stilistica.
D.S. Progetti futuri?
P.D.R. Sicuramente tanti, ma forse quello più atteso e desiderato è la realizzazione di un’altra personale nella mia città. A tal proposito, sono stata invitata a presentare un progetto in un altro museo del capoluogo partenopeo. Ma non posso svelarvi quale…

Pina Della Rossa è docente di Disegno e Storia dell’Arte, fotografa e pittrice, vive e lavora a Napoli. Laureata all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stata allieva  di Mimmo Jodice e di Carlo Alfano. Il suo  linguaggio specifico è quello di lavorare con le immagini proponendo la fotografia come strumento di riflessione e di analisi. La sua ricerca fotografica, iniziata negli anni ottanta, vuole essere un ideale ritorno alla pittura. Ha esposto in numerose mostre nazionali e internazionali, le sue opere sono presenti presso Enti pubblici e privati, in musei ed in archivi di arte contemporanea, di diverse città italiane e all’estero.

http://pinadellarossa.jimdo.com/
Intervista realizzata in occasione della sua partecipazione in BROWN EFFERVECENCE 3D Project Room, un progetto ideato da Primo Piano LivinGallery

 

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